mercoledì 1 novembre 2017

Un colore per tutte le forme

La realtà in cui viviamo ci porta spesso a credere che un qualsiasi colore possa essere applicato a qualsiasi tipo di oggetto: la medesima tonalità di rosso si può trovare in un capo d'abbigliamento, in un intonaco per l'edilizia, nella carrozzeria di un'automobile e in mille altri prodotti dell'ingegno umano. Ma non è sempre stato così. Anzi, questa indipendenza tra cosa e colore è un fenomeno relativamente recente, la cui origine risiede nell'invenzione dei pigmenti artificiali.

Abito nuziale
Abitazione privata
Ferrari 812 Superfast


Fino al XIX secolo infatti i colori - ottenuti per macinazione di pietre o vegetali - avevano delle caratteristiche chimiche strettamente legate al processo e al materiale dal quale erano estratte, tali da renderli compatibili solo con determinati contesti applicativi. Il blu ricavato dal lapislazzuli, per esempio, si prestava bene alla realizzazione di affreschi e quadri su tela, mentre era del tutto inefficace come tinta per tessuti. Gli abiti di colore blu, costosissimi, erano invece tinti con una sostanza estratta dalla pianta dell'indaco (Indigofera Tinctoria).

I principali corpi del Regio Esercito Italiano. Inizialmente le divise delle truppe sabaude erano tinte con il pigmento naturale estratto dalla Indigofera Tinctoria. Per ridurne il costo, l'Accademia delle scienze di Torino fu incaricata di trovare un metodo alternativo alla produzione del pigmento, che fu individuato nella Isatis Tinctoria, pianta molto diffusa in Piemonte.

Il fatto che oggi il medesimo pigmento possa essere applicato su materiali anche molto diversi tra loro è dovuto all'estrema versatilità di questo tipo di sostanze, che ci permette di disaccoppiare il pigmento dall'oggetto e sperimentare di fatto qualsiasi combinazione tra colore e forma.

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