martedì 31 ottobre 2017

Materiali sostitutivi

L'arte dei pigmenti artificiali è piuttosto recente. Dall'antichità fino al XIX secolo l'uomo si è ingegnato per estrarre direttamente dalla natura i colori di cui aveva bisogno: la porpora già in età romana era ottenuta da una specie di molluschi, il carminio degli atzechi dalla cocciniglia (un insetto), il blu oltremare usato da Giotto per la Cappella degli Scrovegni dai lapislazzuli, il nero dal carbone... Nella maggior parte dei casi il pigmento era ricavato per semplice macinazione di minerali, piante o animali.


Bolinus Brandaris, o Murice comune, mollusco del mar Mediterraneo dal quale viene estratta la porpora



Campione di lapislazzuli, utilizzato per la produzione del blu oltremare 

Nel 1856 il chimico inglese W. H. Perkin ottiene in laboratorio un colorante violaceo,  battezzato porpora di anilina, e apre la strada ai pigmenti artificiali. Queste sostanze sono prodotte industrialmente attraverso specifici processi di sintesi organica a partire dagli idrocarburi del petrolio e commercializzate come polveri o già disciolte in vernici e coloranti.

Campione di tessuto tinto da Perkin con porpora di anilina, anche chiamata mauveina
Sono inoltre pigmenti artificiali tutte quelle sostanze coloranti inorganiche che, pur non essendo derivate dal petrolio, vengono prodotte dall'uomo per mezzo di reazioni chimico-fisiche quali la calcinazione. Un esempio di pigmento inorganico ottenuto artificialmente è il blu oltremare, in cui la polvere di lapislazzuli è sostituita da una miscela di caolino, silice, zolfo, carbonato di sodio, carbone e colofonia.


Blu oltremare sintetico 
  

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